The Global Prehistory Consortium at EURO INNOVANET
 Migrazioni dal levante nell'età del bronzo finale
di Federico Bardanzellu
Ecco le ipotesi più probabili sull'origine e la diffusione dei quattro Popoli più indicativi:

1) I Pheleset (raffigurati nei geroglifici con berretto piumato) possono senz'altro essere identificati con i Pelasgi, popolazioni pre-greche in parte sottomesse e in parte confinate dai greci in zone periferiche (Arcadia, Tessaglia, parte di Creta, alcune delle Cicladi, non esclusa la costa egea dell'Anatolia) e, all'epoca, ormai completamente miceneizzate. Molto probabilmente anche i Cretesi/Minoici possono essere considerati come facenti parte del popolo dei Pelasgi; questo spiegherebbe i legami con Creta dei Filistei di Palestina (vedi Libro di Amos etc.). L'introduzione della lingua greca-micenea a Creta a partire dal 1425 circa, spiegherebbe la sparizione del sostantivo Keftiu (Cretesi) nelle iscrizioni egiziane e la sua sostituzione con l'indicazione generica "Popoli del Mare e delle Isole", per definirli come parlanti lingua greco-micenea. E' comunemente accettato che i Pheleset si stabilizzarono, col nome di Filistei, nella terra che dal loro nome è ancor oggi chiamata Palestina. La loro presenza è dimostrata dalla fabbricazione locale della ceramica del Miceneo III C (1200-1050), comune peraltro anche agli altri Popoli del Mare.
La leggendaria fondazione pelasgica (quindi: "filistea") di alcune località nella penisola italiana (Adria, Pisa, Saturnia, Sutri, Agylla/Cerveteri, Palo/Alsium e forse anche Pirgy/Santa Severa e Metaponto) è ancora da dimostrare, ma potrebbe aver lasciato indizi dalla fabbricazione di ceramica micenea di tipo III C alle foci del Po (Frattesina e Fondo Paviani), a Termitito (MT) e a Broglio di Trebisacce (CS), nonché della presenza di ceramica importata sui Monti della Tolfa (Monte Rovello, San Giovenale, Luni sul Mignone). E' presumibile anche l'emigrazione di una piccola parte dei Filistei in Sardegna (già raggiunta dai Cretesi/Minoici in epoca precedente: vedi la foggia e la marchiatura con lettere dell'alfabeto minoico dei lingotti di rame sardo), in quanto una percentuale minoritaria dei bronzetti sardi (15% circa), presenta il berretto piumato (addirittura la raffigurazione del Sardus Pater presenta il berretto piumato).

2) L'origine degli Shardana, mercenari per eccellenza, è incerta: tuttora da verificare è l'ipotesi di una loro provenienza dalla città di Sardi (Anatolia occidentale/Lidia) e dal suo entroterra. Secondo il Garbini, agli Shardana stanziati in Palestina sarebbe stato assegnato il territorio più settentrionale, tra quelli occupati dai Popoli del Mare. E essi si sarebbero in seguito confederati con gli Israeliti, costituendo la tribù di Zabulon, una delle dodici tribù bibliche.
Il loro copricapo cornuto, il corpetto e il tipo di spada degli Shardana sono identici a quelli dei capi tribù sardi, così come raffigurati nei bronzetti locali; ciò indica senza alcun dubbio il loro stanziamento definitivo in Sardegna, dopo aver soggiornato per un certo periodo (variabile da alcuni decenni sino a un paio di secoli) in Palestina.
Guerrieri con il medesimo copricapo e lo stesso genere di armamento sono indicati come invasori marini nelle figure dei menhirs corsi. Il dato dà per conseguenza pressoché indiscussa l'emigrazione in Sardegna di una parte consistente degli Shardana, così come indicherebbe anche l'omonimia dei due nomi, quello del popolo orientale e quello dell'isola del Mar Tirreno. Ceramica di tipo Miceneo III c, di fabbricazione locale, è stata rinvenuta a Sarroch (CA).


3) Gli archeologi stanno inoltre portando alla luce siti appartenuti probabilmente agli Sheklesh, a Dor e a Tell Zeror, nel corridoio siro-palestinese. Una successiva emigrazione degli Sheklesh in Sicilia, analoga a quella degli Shardana in Sardegna, e la loro identificazione con i Siculi, sarebbe provata dal rinvenimento a Monte Dessueri (SR), di anfore identiche a quelle della necropoli (XI sec.) di Azor, presso Giaffa. Nella Sicilia orientale, nel periodo in questione (1050-850 a. C.), si registra la fioritura della civiltà di Cassibile o Pantalica II (SR). Nell'isola, la presenza micenea e cipriota era già comunque ampiamente registrata nel secolo precedente nell'abitato costiero fortificato di Thapsos (SR), che si suppone distrutto proprio intorno al 1200, e nella diffusione della cultura Pantalica I (1270-1050 a. C.), con ritrovamenti di ceramica micenea III C.
La supposta provenienza dei Siculi dal Mediterraneo orientale contrasterebbe con alcune tradizioni che li indicano come immigrati in Sicilia dall'Italia meridionale (provenienti addirittura dal Lazio). Non si esclude comunque che alcuni nuclei isolati di Siculi, provenienti dall'Oriente, possano essersi spinti anche sulle coste della penisola (così come i Pelasgi), causando così, negli storici posteriori, l'equivoco di una presunta emigrazione dal continente alla Sicilia; gli storici in questione, infatti, oltre alla presenza in Italia meridionale, affermano di fondazione "sicula" alcune città laziali (Fescennium, Faleria - prima di essere conquistata dai Pelasgi - Coenina, Crustumerium e Antemnae). Potrebbe essere ricondotta agli Sheklesh la fabbricazione di alcuni frammenti bronzei di tripode, calderone e ruota da Piediluco (TR), di alcuni frammenti ceramici "egeo-orientali" del XII sec., rinvenuti a Campo di S.Susanna (RI) e di ceramica micenea di tipo III C a Termitito (MT) e a Broglio di Trebisacce (CS).

* In una mia precedente pubblicazione (“Gli antenati che vennero dal mare. I popoli dell’Italia antica”, ed. Colosseum, Roma 1991), in linea con la maggioranza degli archeologi, ho identificato i Siculi con le popolazioni stanziate sin dall’epoca neolitica nell’Italia centro-meridionale e successivamente emigrate in Sicilia nell’alta età del bronzo finale, a seguito della pressione di altri popoli di origine oltre-adriatica. Gli studi successivi mi hanno fatto propendere per l’ipotesi ultramarina e levantina, descritta nella presente pagina di Protohistory.

4) I Tyrsh, raffigurati con berretto piumato, sembrerebbero identificarsi con una popolazione semita dei dintorni di Tarso (Cilicia), anch' essi in parte miceneizzati. Le narrazioni bibliche e degli antichi storici greci (Erodoto in prima fila), li indicano come colonizzatori di una mitica terra occidentale: la leggendaria Tarshish o Tartesso, ricca di miniere di argento, e percorsa dall'omonimo fiume.
Tale terra può essere benissimo identificata con la Sardegna occidentale, sede del più ricco giacimento d'argento del Mediterraneo (Argentiera/SS), e nella quale troviamo, in epoca arcaica, la colonia semita di Tharros e il fiume Tirso.
Erodoto narra d'altronde del popolo dei Tyrsenos come emigrante dalla Lidia (Asia Minore) a seguito di una carestia e "dopo aver oltrepassato molti popoli", sino a una terra bagnata da un mare che, dal loro nome, fu battezzato Mar Tirreno.
Come detto, una percentuale minoritaria dei bronzetti sardi (15% circa), presenta il berretto piumato dei Pheleset e dei Tyrsh; addirittura la raffigurazione del Sardus Pater presenta il berretto piumato. A ben vedere, anche la raffigurazione del dio principale dei Fenici, Baal, presenta il berretto piumato ed è identica a quella del Sardus Pater.

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Numerosi indizi ci portano ad affermare che non sembra esserci stata soluzione di continuità tra la frequentazione micenea dei mari e delle coste italiane, la stabilizzazione di consistenti nuclei di Popoli del mare in Sardegna, nella Sicilia e in talune località costiere, e la successiva colonizzazione fenicia e greca. In tale ottica, forse anche la soluzione esterna all'enigma etrusco, non sembra poi tanto sorpassata.


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